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    «Madame, Monsieur,
    la Sua “macchina da guerra” inquina in media due volte più di un veicolo leggero classico, aumentando le emissioni di CO2 (242 g di CO2 per chilometro in media per un 4x4 nuovo contro 146 g per una grossa berlina) e di conseguenza il numero di malattie respiratorie nei soggetti più deboli (persone anziane e bambini). Questo fuoristada, concepito per la guerra, è stato sfortunatamente adattato alle nostre città. Nell'ultimo semestre del 2004, le vendite di questo tipo di congegno sono aumentate del 20 per cento. In un incidente che coivolge un 4x4, i pedoni e i ciclisti vedono le loro possibilità di sopravvivenza divise per tre. Di conseguenza, noi procediamo alla copertura parziale del Suo debito di ossigeno liberando quello che si trova nei Suoi pneumatici». Firmato: «Più o meno chiunque disponga di un apparato respiratorio».

    Siamo nel cuore di Parigi, una strada appartata dell'elegante quartiere di Saint-Germain. Mattina presto, ma ancora d'estate; giovedì primo settembre. Benoît, cravatta annodata e abito chiaro, è fermo sul ciglio del marciapiede. Con la mano sinistra regge la cartella in cuoio; nella destra, tiene quel volantino strano, che ha appena sfilato dal tergicristallo della sua macchina: una Volkswagen Tuareg, argento metallizzato, interni in pelle (antracite). Una trovato pubblicitaria? Uno scherzo dall'oscuro significato? Il mistero è presto svelato. Alza gli occhi dal foglio, c'è qualcosa di insolito nell'assetto dell'auto, sembra inclinarsi sul fianco destro. Benoît si piega, guarda meglio. Vede i due pneumatici completamente a terra.
    Come Benoît, altri cinque proprietari di 4x4 (nome tecnico «Suv», Sport utility vehicles, detti anche «gipponi») hanno dovuto accontentarsi quella mattina di bus o metrò per andare al lavoro o sbrigare le commissioni quotidiane. Tutti vittime dell'ultimo nato nella galassia contestatoria transalpina: i «Dégonflés», letteralmente gli «Sgonfiati».

    Hanno scelto di chiamarsi così alcuni giovani parigini, tutti fra i venti e i trentacinque anni, in maggioranza ragazzi, pochissime le ragazze; colpiscono di notte, in piccoli commando, prediligendo le vie tranquille dei quartieri del centro e dell'ovest, dove le loro prede sono più facili da snidare. A quella prima azione del 31 agosto ne sono seguite altre: 6 settembre, 13, 21, 26, 3 e 9 ottobre e via via, almeno una volta alla settimana, i raid di questi «écolo-warriors» hanno raccolto seguito crescente, grazie al tamtam della rete. Una volta compiuto il colpo, infatti, resoconti e immagini sono pubblicati su un sito (www.anti4x4.net) e le discussioni su un blog (degonfle.blogg.org/). Dove si possono reperire anche consigli pratici per l'aspirante dégonflé.
    Il protocollo di azione è descritto nei dettagli. Dopo aver individuato un 4x4 parcheggiato in posizione discreta, uno o più elementi del commando si avvicinano al mezzo, mentre qualcuno rimane di sentinella. L'arma utilizzata è un adattatore per pompe di bicicletta: si svita il tappo della valvola del pneumatico, e al suo posto si inserisce l'adattatore, che provoca una sgonfiatura lenta (un quarto d'ora all'incirca) e non brusca, riducendo così il rischio che scatti l'allarme. Sgonfiare e non bucare: così, il proprietario dell'auto ha scarse speranze di ottenere condanne o rimborsi (non sussistendo formalmente il reato di danneggiamento di proprietà privata). Molto importante, ricordano le istruzioni, lasciare sul parabrezza il volantino di rivendicazione. Perché le imprese dei dégonflés non devono confondersi con banali atti di vandalismo.

    Snello, bruno, sempre elegante: in giacca scura e scarpe lucide anche quando di notte, berretto calato e mascherina sul volto, si china sotto i parafanghi dei 4x4. Questo ventottenne parigino, che vanta un passato di militanza impressionante per impegno e varietà, è la guida spirituale incontrastata dei dégonflés. Conserva l'anonimato dietro il grado di «sous-adjudant Marrant», e cioè qualcosa come «sub-maresciallo Buffo», o divertente, faceto. L'assonanza con lo zapatismo e il sub-comandante Marcos non è ovviamente casuale. «L'immaginario della lotta zapatista», ci spiega, «ruota attorno all'idea che è necessario rinunciare al proprio volto, alla propria identità per lasciare spazio alla battaglia dei popoli indios, che sovrasta tutto, comanda tutti». E continua: «Anche noi, facendo le debite proporzioni, dobbiamo abbandonare i personalismi, per concentrare l'attenzione sulla battaglia culturale contro la tirannia dell'apparenza e dello spreco, una battaglia che è di tutti». «Questo ci permette», precisa, «di moltiplicare i metodi della lotta: oggi attacchiamo i 4x4, domani toccherà ad un altro simbolo del consumismo scriteriato».
    Perché da qui nasce l'offensiva conto i fuoristrada. «Il Suv è un veicolo di campagna, non serve a nulla in città: troppo grande, è pericoloso e inquinante. Chi lo acquista cerca uno status symbol, che esprima originalità e senso dell'avventura, lusso e potenza. Sa bene di inquinare di più, ma se ne frega». In piena crisi petrolifera, mentre ovunque si discute di risparmio energetico e biocarburanti, la crescita costante dei 4x4 nelle città (più dell'8 per cento del parco automobilistico francese nel primo semestre del 2004) sembra un controsenso. Il consumo urbano delle auto più vendute in Europa è in media di 17 chilometri con un litro per i diesel e 12,5 per le auto a benzina. Per i dieci Suv più venduti, i consumi s'impennano a 9,9 chilometri con un litro per i diesel e 7,7 per la benzina (60/70 per cento in più). Il Ministero dell'ambiente francese aveva annunciato di voler introdurre un'imposta fissa di 3500 euro sull'acquisto dei Suv, e un bonus sino a 800 euro per chi preferisse un'auto a basse emissioni. Denis Baupin, assessore verde ai trasporti del Comune di Parigi, ha fatto approvare nel giugno 2004 una delibera che intendeva disincentivare l'uso dei Suv in città, limitando fra l'altro per i proprietari di fuoristrada i permessi di circolazione riservati ai residenti.
    Ma ad oggi, sia della tassa governativa, sia della regolamentazione tentata nella capitale, si sono perse le tracce. I colpevoli? Il sub-maresciallo non ha dubbi: «Il mercato dell'automobile ha alle spalle lobby troppo potenti. Politicamente, non c'è nulla da fare». Si deve passare all'azione. Diretta: «L'attivista è di solito un debole che attacca un potente. In questo caso, noi colpiamo direttamente il consumatore. È il cittadino che affronta un altro cittadino». «La nostra è una scelta provocatoria, ne siamo coscienti e ce ne assumiamo le conseguenze», continua. «Abbiamo scatenato e scateneremo reazioni violente: ci chiamano terroristi, riceviamo centinaia di mail di minaccia, e i proprietari dei Suv hanno cercato persino di organizzare ronde notturne per stanarci!». Ma anche questo fa parte della strategia dei dégonflés: è anzi lo scopo stesso delle loro azioni. «Vogliamo suscitare il dibattito, far riflettere sull'assurdità di avere un 4x4 in città. È solo una moda, l'ultimo accessorio dello snobismo. Allora basta cambiare la moda, farlo diventare di cattivo gusto. E la gente comprerà un'altra auto».
    Dei desideri del novello Marcos, almeno il primo si è avverato: la stampa francese ha coperto generosamente i raid notturni, con articoli (compreso un intero dossier di Le Monde), trasmissioni radiofoniche e televisive, servizi fotografici. Anche all'estero l'attenzione sale: dopo un articolo del Times, apparso martedì della scorsa settimana, il blog dei dégonflés ha registrato 38mila connessioni in una sola giornata.

    Lo stato maggiore del sub-maresciallo sono all'origine cinque o sei amici, legati da una storia di militanza che dura ormai da alcuni anni. Da quando, liceali o matricole, battono il pavé dei boulevards per protestare contro Jean-Marie Le Pen (leader del Front National, il partito della destra xenofoba) al secondo turno delle elezioni presidenziali del 2002; poi ci saranno i Forum sociali, i campeggi No Border, la mobilitazione pacifista durante la crisi irachena. Nell'inverno del 2003, scendono nei corridoi della metropolitana per denunciare «l'aggressione pubblicitaria», disegnano grandi croci nere sui cartelloni, camuffano le immagini sessiste, inventano divertenti alternative agli slogan. È il movimento «anti-pub», che attraversa il Paese per molti mesi, e contribuisce alla trasformazione radicale delle espressioni dell'engagement.
    Che non è più (o, almeno, non solo) iniziativa collettiva, organizzata e diretta dall'alto, dai partiti, dalle associazioni, dai movimenti. Ma che si ridisegna come un mosaico di tendenze, dove attivisti provenienti da diversi percorsi si incontrano per una battaglia comune, poi passano ad un'altra, e ad un'altra ancora. Questo «zapping» dell'impegno politico è possibile attraverso le possibilità offerte dalla sviluppo della rete: spesso senza conoscersi, i militanti scambiano informazioni sui siti o sui blog, concertano rapidamente strategie e azioni. Così, le prime incursioni dei dégonflés sono lanciate dalla tribuna delle «Brigades anti-pub» (http://bap.propagande.org/). E sempre grazie a internet, i metodi dei dégonflés hanno già trovato adepti: in Francia, si registrano azioni di sgonfiatori a Lione, Bordeaux, Rennes, Rouen; ma entusiasti seguaci già raccontano le loro imprese da Spagna, Belgio e Regno Unito.
    Uno stile di partecipazione che alcuni definiscono effimera, ma che è soprattutto flessibile. La polemica contro i 4x4, ad esempio, fornisce un terreno comune alla militanza tradizionale di associazioni ecologiste come «Agir pour l'environnement» o il «Réseau action climat», e alle esigenze di gruppi più radicali, provenienti dalla galassia altermondialista. Se l'obiettivo è condiviso da tutti, sono in molti a storcere il naso per i metodi- diciamo- ai limiti della legalità dei dégonflés. Insieme, ecologisti e sgonfiatori, organizzano manifestazioni di protesta di fronte alle vetrine dei concessionari che espongono i lucidi fuoristrada: la prima, il 10 settembre, ha raccolto un centinaio di persone. Sabato scorso, il 15 ottobre, i partecipanti erano forse un po' meno numerosi; ma certamente più consapevoli e agguerriti. Hanno presidiato per un paio d'ore l'ingresso del punto vendita parigino della “Jeep”, costretto a chiudere, venditori e clienti sempre più nervosi bloccati all'interno e guardati a vista dai passanti incuriositi. Hanno indossato maschere di animali per bloccare sul trafficato viale i Suv di passaggio, urlare e scrivere slogan sull'asfalto. Si sono salutati, scambiati i numeri di telefono e gli indirizzi mail, dandosi appuntamento a fra un paio di settimane.

    Ma più tardi, al calare della notte, il sous-adjudant Marrant radunava le sue truppe.

    Clelia Cirvilleri

  • Commentaires

    1
    Mercredi 26 Octobre 2005 à 16:35
    non violenza
    Ho letto il bell'articolo su diario e l'ho inserito nel mio blog, troppo divertente.
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    2
    Gerald
    Mercredi 26 Octobre 2005 à 17:03
    viva italia !!
    Comment on dit dégonflés en italien ?
    3
    DE
    Mercredi 26 Octobre 2005 à 17:05
    La 4X4eme international est en marche !!
    Le virus se propage à toute vitesse, la ringardisation du tank urbain était inévitable ! Bravo les dégonflés !
    4
    HT
    Mercredi 26 Octobre 2005 à 17:06
    c'est la fête !
    Votre petite entreprise ne connaît pas la crise.
    5
    micka
    Mercredi 26 Octobre 2005 à 17:08
    j'en veux !
    Je viens à l'instant de poster mon chèque, des tee shirts trop une bonne idée!!
    6
    Eva
    Mercredi 26 Octobre 2005 à 19:17
    en reste-il ?
    J'ai l'impression que ça va vite pour vos tee shirt. Je vous envoie ma commande demain j'espère que j'aurais de la chance. en tout cas félicitation pour votre action !
    7
    éléphant
    Mercredi 26 Octobre 2005 à 19:18
    youpi yé
    Vive les dégonflés !
    8
    clelia
    Jeudi 27 Octobre 2005 à 16:14
    sgonfiati, non sgonfi...
    si l'intraduisible pourrait être traduit, on dirait: “gli sgonfiati“!
    9
    Raph
    Jeudi 27 Octobre 2005 à 17:23
    Nul
    Effectivement,vous êtes des dégonflés!Vous vous attaquez à des problèmes qui n'en sont pas,bref vous êtes à côté de la plaque mes pauvres.En plus vous en profitez pour vous faire du fric sur le dos des gens assez cons pour vous croire sans réfléchir!
    10
    Dimanche 30 Octobre 2005 à 20:25
    viva l'italia
    giusto. in italiano direi: "sgonfiatori" ....buon lavoro....
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